Attraverso un’analisi della documentazione papale superstite, in particolare dei privilegi di protezione apostolica, l’articolo evidenzia come, nella Marsia, la conquista di una posizione preminente da parte della Chiesa di Roma fu inequivocabilmente favorita dal serrato rapporto che i pontefi ci intrattennero con il locale monachesimo benedettino. Le relazioni tra il papato ed i monasteri della regione presero avvio all’epoca di Leone IX e della cosiddetta “riforma”, ma divennero consistenti soprattutto sotto il pontifi cato di Alessandro III. In tale processo di orientamento dei locali enti ecclesiastici verso il “centro romano”, un ruolo di primo piano fu ricoperto dall’abbazia di S. Clemente a Casauria, che, specie a partire dall’abbaziato di Leonate (1155-1182), venne confi gurandosi come un vero e proprio centro per l’irradiazione della presenza papale nella Marsia.
Through an analysis of the surviving papal documents, particularly the privileges of protectio apostolica, this essay shows how the conquest of a preeminent position reached by the Church of Rome in the Marsia region, was clearly favored by the close relationships with local Benedictine monasticism. These relationships between the papacy and the monasteries of this area started during Leo IX’s reign and the so-called “reformation”, but they became really important during Alexander III’s pontifi cate. Thus, within this trend that led local ecclesiastical institutions toward the “Roman center”, the Abbey of S. Clemente a Casauria played a prominent role and became a center of irradiation for the papal power in the Marsia, especially starting from the times of abbot Leonate (1155-1182).
Analizzando il modus operandi dei diversi predicatori papali, lo studio intende evidenziare le modalità attraverso le quali, nel corso del primo Duecento, i pontefi ci Innocenzo III e Onorio III affermarono il proprio controllo sulla predicazione della crociata. Il ruolo istituzionale dei predicatori fu dal Papato gradualmente consolidato e la loro azione giustifi cata sulla base della necessità assoluta, affermata in linea di principio dal concilio Lateranense IV (1215), di liberare la Terra Santa. Questa priorità accordata alle spedizioni gerosolimitane divenne uno dei presupposti della politica pontifi cia nonché uno degli elementi centrali della riflessione teologica e giuridica sulla crociata che fu espressa attraverso il richiamo ai principi della necessitas e della utilitas communis. Il carattere di “eccezionalità” delle crociate fu così presentato dai pontefi ci come giustifi cazione per l’adozione di alcune misure speciali, a partire da quelle relative ai predicatori apostolici ai quali furono accordate ampie prerogative pastorali e giurisdizionali.
Through the analysis of the papal preachers’ modus operandi, this study aims to describe how popes Innocent III and Honorius III attempted to control the preaching of the crusades during the XIII century’s fi rst years. The institutional role of preachers was gradually consolidated and justified by the Papacy, and affi rmed by the Fourth Council of the Lateran (1215), on the basis of necessity to set the Holy Land free. The priority accorded to the crusades became a very important feature of papal policy as well as one of the main elements oflegal and theological refl ection on the crusades, expressed through reference to the principles of necessitas and utilitas communis. The “exceptionalism” of the crusades was presented by the popes as a justifi cation for the adoption of some special measures, such as the introduction of papal preachers, provided with pastoral and jurisdictional prerogatives.
Il saggio affronta il tema della predicazione italiana del cappuccino Bernardino Ochino da una prospettiva differente rispetto a quella tradizionalmente adottata dalla storiografi a, che ha cercato principalmente di cogliervi gli indizi di una nicodemitica e precoce adesione alla causa riformata. Viene infatti evidenziato come la forte proiezione ad gentes teorizzata nelle Costituzioni cappuccine del 1536 spingesse Ochino e i suoi confratelli a una stretta collaborazione con le autorità civili e religiose cittadine nella promozione di attività caritativo-assistenziali e di iniziative fi nalizzate alla conservazione della pace sociale. In determinati contesti, tuttavia, questa forza persuasiva della predicazione popolare poteva essere volta verso obiettivi di contestazione dell’ordine costituito: è quanto avvenne, secondo un’ipotesi di ricerca in parte ancora da verifi care, nel caso della predicazione di Ochino a Perugia nell’Avvento del 1539, che si ritiene abbia contribuito alla legittimazione della sollevazione della città e di Ascanio Colonna contro papa Paolo III nell’ambito del breve confl itto noto come “guerra del sale” (1540-1541).
This essay considers the topic of Capuchin Bernardino Ochino’s Italian preaching, providing a different point of view than the one traditionally adopted by scholars who have mainly tried to fi nd out traces of a nicodemitic, precocious support to the cause of the Reformation. In particular, this essay shows that the strong ad gentes predisposition theorized in the Capuchin constitutions of 1536 led Ochino and his brethrens to strictly collaborate with the civil and religious urban authorities in order to promote charitable institutions and all that kind of initiatives that aimed to preserve the city from the development of a social confl ict. In specific contexts, anyway, this force of persuasion expressed by popular preaching could get the formof an open protest against the social order: it is what happened, according to my hypothesis, in the case of Ochino’s 1539 Advent preaching in Perugia, which probably contributed to legitimate the rebellion against pope Paul III enacted by the city with the support of Ascanio Colonna, within that confl ict known as “salt war” (1540-1541).
Il fondo Archivio Segreto dell’Archivio di Stato di Genova conserva alcuni documenti, qui editi in Appendice, risalenti alla metà del Duecento, in grado d’illuminare alcuni aspetti delle procedure poste in essere dalla curia papale per risolvere le controversie sorte tra i comuni. Il riferimento è al carteggio intercorso al principio dell’estate del 1258 tra alcuni ambasciatori genovesi presenti a Viterbo, alla corte di Alessandro IV, e la madrepatria, il quale si colloca all’interno delle trattative volte a porre termine alla cosiddetta “guerra di San Saba”. Tale documentazione mette in luce, da un lato, la pregnanza del ruolo pacifi catore del papa, dall’altro la necessità per il suo effettivo esercizio del consenso delle parti, in apparenza condiscendenti, di fatto tese a manipolare a proprio favore il negoziato.
The Archivio di Stato di Genova preserves some documents dating to the mid-thirteenth century, published in the Appendix, which throw some light on some aspects of the procedures the pope’s curia used to resolve disputes between the Italian communes. This paper focuses on the correspondence elapsed at the beginning of the summer of 1258 among Genoese ambassadors in Viterbo, at the court of Alexander IV, and their motherland, which is part of negotiations aimed at concluding the so-called “war of San Saba”. These documents highlight the key-role played by the Papacy in the peace negotiations, but also the need for its effective exercise of the parties’ consent, apparently condescending, in fact devoted to manipulate the negotiation.
L’articolo analizza un documento conservato presso l’Archivio Segreto Vaticano riguardante un’indagine informativa sulla diocesi di Modena svolta dal francescano Girolamo Tinelli. Nel 1565 il cardinale Giovanni Morone, cui per la seconda volta era stata affidata la cura della sede modenese, inviò il frate a visitare pievi e parrocchie in vista di una moralizzazione del clero e, soprattutto, di una riorganizzazione della rete dei vicariati. La natura confi denziale del memoriale stilato da Tinelli consente di cogliere con chiarezza la condizione della diocesi all’indomani del Concilio di Trento e la dura sfi da che attendeva Morone. A emergere è l’articolata strategia predisposta per dare attuazione ai decreti tridentini e la speciale attenzione rivolta alle campagne, dove si cercò di insediare un clero preparato ed efficiente, in grado di sedare la confl ittualità diffusa e garantire un presidio pastorale stabile.
The research analyzes a document kept in the Vatican Secret Archives concerning a cognitive survey on the diocese of Modena performed by the Franciscan Girolamo Tinelli. In 1565 cardinal Giovanni Morone, bishop of Modena for the second time, designated the friar to visit parish churches of his diocese, into an organic project of moralization of the clergy and, over all, for a reorganisation of the vicarages. The confi dential character of the documents written by Tinelli let to understand distinctly the state of the diocese after the Council of Trent and also the new challenge of Morone as bishop. The research shows the articulated strategy planned to ensure the observance of Tridentine decrees and the special attention to rural areas, where the bishop tried to employ an effi cient clergy to put down confl icts and establish stronger pastoral districts.
Nel giugno 1785 la visitandina francese Marie Eugénie de Bayanne, deputata all’insegnamento del francese alle educande del monastero della Visitazione di Milano, chiese alla curia di poter ottenere come direttore spirituale l’ex-gesuita Nikolaus Diessbach, noto per essere il fondatore delle Amicizie cristiane. La richiesta venne rifi utata dall’arcivescovo Filippo Visconti che si rivolse al governo per avere un supporto in senso contrario all’istanza. La vicenda mostra un timore crescente che attorno al Diessbach si fosse costituita una rete di rapporti di alto livello, nascosta e potenzialmente “pericolosa”. La posizione più conciliante assunta infine da Giuseppe II è da ascriversi all’importanza del ruolo della monaca. La vicenda, ignorata dalla bibliografi a su Diessbach, aggiunge una tessera al complesso quadro politico-religioso della Milano di fi ne XVIII secolo.
In June 1785 the French nun Marie Eugénie de Bayanne, who was a French teacher in the school of the Visitation nunnery of Saint Sofi a in Milan, asked for Nickolaus Diessbach, ex-Jesuit and founder of Amicizie cristiane, as spiritual director. Archbishop Filippo Visconti refused and turned to the Government to receive some help against that instance. This affair shows the growing fear that around Diessbach it existed a web of different high level relationships, hidden and potentially “dangerous”. The fi nal and more conciliatory attitude of Emperor Joseph II is due to the importance of the nun’s role. This event, ignored by the bibliography about Diessbach, adds a new element to the wide political and religious context of Milan at the end of XVIII century.